martedì 19 dicembre 2017

La letturatura del Paesaggio artificiale

"Le città invisibili" è un libro, pubblicato nel 1972, da Italo Calvino, strutturato sottoforma di  dialogo tra Marco Polo e l'imperatore dei Tartari Kublei Khan, in cui interroga l'esploratore sulle cttà del suo impero. Marco Polo descrive città reali oppure immagiarie, che colpiscono sempre di più Khan.
Le città descritte da Marco Polo diventano simbolo della complessità e del disordine della realtà. Infatti Calvino ci vuole mostrare, come lui stesso scrive, che la città è "“l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme” e i due modi per non soffrirne: “Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio” ( I. Calvino, Le città invisibili, ivi, pp. 497-498.).

Ma queste città sono anche sogni, come dice Marco Polo: “tutto l'immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra” (I. Calvino, Le città invisibili, ivi, pp. 391-392).


Il libro è costituito da nove capitoli, ma ha un'altra suddivisione interna, infatti ognuna delle 55 città è divisa in base ad una delle 11 categorie, dalle "Città e la memoria" alle "Città nascoste": il lettore ha quindi la possibilità di "giocare" con la struttura dell'opera, scegliendo di seguire un raggruppamento o un altro, la divisione in capitoli o in categire, o semplicemente saltando da una descrizione di città a un'altra.



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